5. IA – Filosofia della intelligenza artificiale
Esistono diverse accezioni del termine o espressione, a volte addirittura contraddittorie.
Sia il termine intelligenza che l’aggettivo artificiale creano dei problemi. Il primo di cui abbiamo parlato prima nel libro Intelligenza, Intuito e Creatività, il secondo lo possiamo accettare soltanto come un termine convenzionale e limitandolo a quanto realizzato dagli esseri umani, senza che implichi abbandonare l’idea che in ultima istanza ciò che è artificiale sia completamente naturale in quanto l’uomo si può considerare come parte totale ed assoluta della natura.
Son in grandi linee due posizioni classiche ed estreme nella filosofia e definizione di intelligenza artificiale, una che postula l’impossibilità della sua esistenza poiché si tratta di una caratteristica della vita ed è impossibile da trasferire ad una macchina, e l’altra che considererebbe intelligenza artificiale qualsiasi sistema artificiale usato per prendere decisioni, anche il più semplice di tutti.
Il noto Test di Turing si situerebbe a metà strada, in quanto richiede che la macchina si comporti come un essere umano nelle sue risposte. Sarebbe chiaramente un concetto di intelligenza artificiale derivato dal concetto antropomorfico di intelligenza.
Questo significato non è solo pienamente accettato, ma anche le sue conclusioni dovrebbero essere in molti aspetti più accurate di quelle degli umani.
Tuttavia, una prospettiva diversa ci porterebbe a cercare di raggiungere la manifestazione diretta di un livello percepibile dagli esseri umani dell'essenza della Vita nelle cose e nell'energia.
Davvero è un tema scivoloso, possiamo divagare e dire che l’applicazione dei principi epistemologici dell’ottimizzazione di qualsiasi sistema dinamico complesso potrebbe aiutare a sviluppare una prima linea di approccio empirico creando un sistema autoregolato con un obiettivo vitale, sufficientemente sensibile da scoprire il proprio lotto di libertà.
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